Il Gruppo Archeologico DLF Roma collabora ogni estate con la missione archeologica dell’Università “La Sapienza” nell’isola fenicia di Mozia (TP) per le attività di pre-scavo, dal 13 al 23 agosto.

Chiunque voglia fare un’esperienza sul campo, abbia spirito di adattamento e ami il caldo e il sole, può partecipare contattando il Gruppo Archeologico.

INFORMAZIONI

Gruppo Archeologico DLF Roma

Via Bari 22 (II piano), 00161 Roma
Tel. 06 44180224 mobile 347 0144268 – 338 9145283
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L’esperienza dell’agosto 2013.

Aeroporto di Palermo: il volo per Roma è in ritardo, nella Capitale e nei dintorni imperversano trombe d’aria e nubifragi. L’avventura Mozia è veramente conclusa: il caldo, il sole, il panorama verso le Egadi sono lontani. Eppure abbiamo lasciato da appena due ore la piccola isola fenicia, popolata dal VII al IV secolo a.C, distrutta quasi totalmente dall’assedio di Dionigi di Siracusa nel 397 a.c. che sonnecchia sottoterra in attesa di essere scoperta a poco a poco. Trovarsi qui ogni anno, per noi dei Gruppi Archeologici DLF e per i giovani dell’Università “La Sapienza” di Roma, è come ritornare indietro nel tempo, fuori dalla realtà, in una dimensione dove il corpo impigrito dall’inverno si riattiva e lo spirito ritrova quella serenità che, a causa dello stress, nella quotidianità, non si trova facilmente.

Quest’anno, dal 15 al 25 agosto siamo in quindici, di cui nove volontari, provenienti per la maggior parte da Roma, di età e formazione diverse. Chiudono il gruppo due giovani archeologi siciliani e uno lodigiano. L’impegno, che si ripete annualmente dal 2003, nell’estate 2013 ha previsto la pulizia per la riapertura di tre aree di scavo. Siamo partiti dalla zona C, o del Kothon, dove gli scavi si estendono sempre di più. L’area comprende un grande santuario, di fronte alla Porta Sud, che ha visto varie fasi costruttive. Lo circonda un recinto sacro, un temenos, lungo il quale si dipartono edifici sacri e sacelli. Alla zona sacra si collega un bacino, quest’anno svuotato completamente dall’acqua di mare. Sono infatti previste ricerche approfondite, per studiare le sorgenti di acqua dolce che sgorgano al suo interno e confermare il valore sacrale del bacino prima ritenuto un rimessaggio per barche o una salina. Resta da capire anche quale divinità fosse venerata, probabilmente Baal.

Dopo qualche giorno, si prosegue ancora secondo il programma di lavoro, sventata anche la minaccia su Mozia di pioggia e maltempo, che non hanno graziato invece le zone limitrofe e tutt’Italia.

La squadra di intervento si sposta nell’area D: la Casa del sacello domestico è un edificio articolato in più ambienti che gravitano su un cortile, con un pozzo e addirittura un bagno privato. Questa abitazione aveva infatti l’acqua corrente. Finito anche qui il nostro impegno la pulizia prosegue nelle aree B ed F. La prima è un’altra area abitativa, forse di uso anche commerciale e si affaccia su una strada. Anche qui si trovano pozzi e bagni privati. L’ultima area è la F, la cosiddetta Fortezza, posta sulle mura, affiancata alla Porta Ovest. Anche qui rimane un ampio tratto di strada e non mancano pozzi, cisterne, canalette come nelle altre situazioni. Sussiste anche un luogo di culto dedicato alla divinità femminile Astarte.

I giorni a disposizione sono passati velocemente, c’è chi ha sopportato meglio la fatica e chi il caldo, ma sicuramente l’aiuto apportato è significativo. L’intervento del volontariato è infatti importante perché completa e supporta il lavoro professionale. Nel caso di Mozia si rimuovono polvere, terra e vegetazione. È un atto umile, ma importante perché archeologi e studenti possano lavorare al meglio e i visitatori godere di aree più pulite e maggiormente comprensibili.

Ma l’esperienza su Mozia non finisce qui, è fatta anche dal privilegio riservato a pochi di rimanere la sera e la notte, quando l’area chiude al pubblico, e da tanti momenti di convivialità, riposo e cultura. Come per esempio la rappresentazione della tragedia Cassandra, di cui Mozia eccezionalmente è stata palcoscenico teatrale una sera. Il personaggio omerico, interpretato da un’eccezionale Elisabetta Pozzi, ha incantato un pubblico numeroso, alla luce di una luna magica. Il tragico destino della donna troiana che profetizza eventi a cui nessuno crede è stato evocato e rappresentato seguendo i testi classici greci e romani, arricchiti da versi moderni. Gli autori invitano a prendere in considerazione anche i segni di oggi, premonitori di disagi sociali o ambientali, e stimolano a non dimenticare il nostro dovere di proteggere la natura e soprattutto di conservare nel modo migliore ciò che resta del passato.

L’ultima sera salutiamo l’isoletta con la proiezione del filmato “Mozia, terra fenicia”, prodotto dal Gruppo Archeologico DLF Roma, classificatosi al 14° posto assoluto nella Rassegna del cinema archeologico di Rovereto 2012. È un momento emozionante: l’applauso degli ospiti (tra cui il Direttore del Vomere, un giornale della città di Marsala), ma anche di tutti gli abitanti e noi che da anni lavoriamo per Mozia, è lungo e caloroso. Picconi, cazzuole, scopette e carriole passano nelle mani degli studenti, che scaveranno per tutto settembre.

L’appuntamento augurale è per gli anni a venire con vecchi e nuovi amici appassionati di archeologia.

Francesca Ventre (Dirigente del Gruppo Archeologico DLF Roma)
Marino Giorgetti (Coordinatore Gruppi Archeologici DLF d’Italia)

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