di Marco Galaverna

L’anno scorso è stato inaugurato un piccolo museo, nella fermata di Crocetta d’Orero della ferrovia Genova – Casella (FGC). Il sito è la prima realizzazione di un progetto più ampio, il “Museo diffuso 24 km”, a cui contribuiscono la Regione Liguria, il comune di Serra Riccò e un finanziamento del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.

La raccolta è ospitata in parte nel fabbricato viaggiatori della fermata e in parte all’aperto, nel piazzale attiguo al binario. Gli orari di apertura del fabbricato sono ridottissimi ma le ampie vetrate permettono di vedere, da fuori, l’interno dello stesso, che ospita fotografie e documenti appesi alle pareti. All’esterno si trovano invece il telaio di un carro, un sollevatore a mano, una sala montata, un pantografo e un motore di un’elettromotrice “tipo Spoleto”, il carro merci F23 e un palo CNP per la sospensione del filo di contatto.

Il sollevatore era usato per il rialzo della cassa dei rotabili in officina. Il motore, costruito dal TIBB nel 1926, è del tipo ancora in uso sulle due elettromotrici superstiti che l’amministrazione FGC acquisì dalla ferrovia Spoleto – Norcia dopo che questa venne chiusa. Ricordiamo che ai motori delle vecchie elettromotrici furono rifatti gli avvolgimenti, allorché sulla Genova – Casella vennero totalmente rinnovati gli impianti della trazione elettrica, col passaggio dalla tensione continua di 2400 V a quella di 3000 V [1]. Nell’occasione, per la palificazione e le condutture furono impiegati materiali analoghi a quelli FS, con la sostituzione di tutti i vecchi componenti. Il palo in mostra a Crocetta è l’unico esemplare conservato degli impianti originali, risalenti all’inaugurazione della linea nel 1929. Sostegni tipo CNP furono impiegati pure dalle FS in alcune elettrificazioni degli anni Trenta; qualcuno, ma la cosa è incerta, potrebbe essere ancora in opera. Infine, il carro F23 proviene dalla cessata ferrovia Rimini – San Marino.

Il museo conferma la vocazione turistica e l’intraprendenza della nostra ferrovia. Non ci si pensa abbastanza, giacché è consueto dare per scontato ciò che è a portata di mano, ma il solo fatto che essa sia tuttora aperta all’esercizio ha del miracoloso. I danni causati dall’alluvione del 2014 avrebbero potuto determinare la chiusura definitiva della ferrovia. Dopo una sospensione del servizio durata quasi tre anni, la riapertura fu il risultato di una volontà e un impegno straordinari da parte di tutti i soggetti coinvolti [2]. Non va dimenticato che, a seguito di frane o alluvioni paragonabili a quella citata, varie linee ferroviarie di tutta Italia rimasero chiuse per decenni e alcune lo sono ancora oggi, in attesa di lavori di ripristino che non è dato sapere se mai verranno iniziati.

Altro punto critico, per la sopravvivenza del “trenino”, è la domanda di trasporto. Per quanto Genova sia una grande città, in grado di generare notevoli spostamenti di studenti, lavoratori e turisti, Casella è pur sempre un paese di soli 3000 residenti e la ferrovia, con l’eccezione del piccolo nucleo di Sant’Olcese, attraversa unicamente territori con abitazioni sparse. Si aggiunga che i non molti abitanti di Casella che utilizzano il trasporto pubblico preferiscono, per raggiungere il capoluogo, i bus extraurbani, i quali, oltre ad avere tariffe più economiche, percorrendo un tratto dell’autostrada A7 sono più veloci del treno.

La sopravvivenza della Genova – Casella è da ritenersi, come prima scrivevo, miracolosa, pensando soprattutto alle numerose ferrovie italiane che sono state chiuse, in quanto considerate a scarso traffico, pur contando su un bacino potenziale di utenza assai maggiore di quello della nostra linea. Testimonianza personale: sul treno che ho preso per raggiungere Crocetta e scattare la foto qui acclusa, io ero l’unico viaggiatore.

In alcuni giorni dell’anno, di contro, la presenza di turisti ed escursionisti è importante, e premia lo sforzo di promozione che l’amministrazione profonde da tempo. La valorizzazione del “trenino” in tale direzione ha ancora margini di crescita. Non dimentichiamo che, senza nulla togliere alla bella e verde valle Scrivia, in Italia sono state soppresse ferrovie che avrebbero avuto un potenziale turistico di gran lunga maggiore, come quella delle Dolomiti, la Calalzo – Cortina d’Ampezzo – Dobbiaco, la ferrovia di Asiago, la stessa  Rimini – San Marino.

Perciò, quando saliamo sul nostro “trenino” rosso, volgiamo un pensiero alla tenacia di tutti coloro che hanno mantenuto in vita un piccolo pezzo di storia.

 

[1] M.Galaverna, A.Sasso, “La ferrovia Genova-Casella. Storia e prospettive”, Rivista La Tecnica Professionale n.11/1996 ed. CIFI

[2] A. Martinelli, “Il treno torna a Casella”, Rivista I Treni, n. 394, anno 2016, ed. ETR.