Con la dichiarazione di guerra all’Austria, tutta l’Italia fu mobilitata, dalle campagne alle città; tutte le attività furono sottoposte a censimenti e a controlli esercitati per conto del Ministero della Guerra in particolar modo le grandi industrie chiamate ad alimentare la produzione bellica; così anche le Ferrovie dello Stato, che furono chiamate in prima linea per gestire i continui spostamenti al fronte di uomini, armi e materiali. Il suo personale, in prossimità delle zone di combattimento, venne militarizzato o dichiarato necessario per la produzione; le sue officine più attrezzate furono riconvertite, i suoi treni, armati e inviati lungo la costa adriatica contro la flotta austriaca, altro treni riconvertiti in strutture di soccorso per le cure più immediate e per il trasporto ai centri ospedalieri.

Partirono per il fronte i giovani ferrovieri iscritti alla leva non titolari di specializzazioni alle qualifiche dell’esercizio; di coloro che furono militarizzati, una parte affrontò la prima linea e tra questi vi furono i ferrovieri del settore Navigazione.

Nel 1908 le Ferrovie furono chiamate a gestire i collegamenti marittimi per conto dello Stato; all’atto della entrata in guerra, avevano una flotta di 18 navi, 6 delle quali per il servizio traghetti nello stretto di Messina, le rimanenti per i collegamenti con le isole e le necessità commerciali. Questi piroscafi, quasi tutti di nuova costruzione, in genere del 1910, erano navi veloci, sui 20 nodi, e quasi tutti furono requisiti, con tutti gli equipaggi, armati e quindi iscritti nel naviglio di guerra come incrociatori ausiliari. Di seguito vengono descritti gli incrociatori.

Città di Palermo, di 3.400 tonn., lungh. 110,8 m. vel. 20 nodi.

Venne varato nel 1910 nei Cantieri Riuniti di Ancona, per altri nei Cantieri navali di Riva Trigoso. Già requisito nella guerra italo-turca nel periodo 1911-12, il piroscafo venne riarmato con 4 cannoni da 120/40 mm e 2 cannoni da 47/40 mm (per altri era armato con 2 cannoni da 120/40 e 2 da 76/40).

La mattina dell’8 gennaio 1916, l’incrociatore, con a bordo centinaia di soldati alleati, urtò una mina, a 6 miglia da Brindisi e affondò in pochi minuti; morirono una cinquantina di inglesi e oltre una trentina di italiani; 5 erano ferrovieri dell’Esercizio Navigazione

Città di Messina, di 3.495 tonn. lungh. 110,8 vel. 20 nodi.

Varato nel Cantiere Odero di Sestri Ponente (per altri nei cantieri navali di Riva Trigoso). Armato con 4 cannoni da 120/40 mm e 2 pezzi da 76/40 (per altri armato solo con 4 cannoni da 120/40); fu dislocato in Adriatico.

Il 23 giugno 1916, uscì da Valona, l’incrociatore fu silurato e affondò a 20 miglia da Otranto; morirono oltre una trentina di uomini, fra cui 4 ferrovieri della Navigazione, su circa 350 imbarcati. Nella stessa azione anche un cacciatorpediniere francese venne silurato e affondato.

L’incrociatore ausiliario Città di Messina (Dis. di Aldo Cherini www.cherini.eu/mmi/17 Marina Mercantile/3 incrociatori ausiliari/index.html)

Città di Sassari, di 2.167 tonn.   lungh. 87,2 m.    vel. 17 nodi.

Varato nel 1910 nei Cantieri navali di Riva Trigoso, requisito il 25 luglio 1915 venne armato con  2 cannoni da 120,  1 cannone da 57  e 2 antiaerei da 76; fu inviato, come gli altri, nell’Adriatico per trasporto truppa e scorta convogli.  Spostato nel Tirreno, il 1° dicembre 1917, di scorta ad un convoglio di 3 piroscafi, fu silurato fra Ceriale e Borghetto S.S.; il Città di Sassari affondò in pochi minuti, ma 168 su 172 imbarcati riuscirono a salvarsi.

 [ Ancora oggi sono visibili la parte centrale, la poppa e parte dei 2 alberi non ancora recuperati. Nel 2000 venne posta la statua della Madonna dei subacquei; la campana della nave, invece, recuperata nel 1938, fu donata al Santuario della Mercede, dove sono commemorati i caduti delle guerre.] 

   [E’ singolare il linguaggio “ideato” dai burocrati di Stato per formalizzare la perdita di una nave per causa bellica come si legge nel seguente D.L. pubblicato nella G.U. del Regno d’Italia n. 66 del 19 marzo 1918 pag. 817:

   “N. 268. Decreto Luogotenenziale 17 febbraio 1918 ,col quale, sulla proposta del ministro della marina, il piroscafo Città di Sassari, appartenente all’Amministrazione delle ferrovie dello Stato (Servizio della navigazione), cessa dall’essere trasformato in nave da guerra e di appartenere al naviglio da guerra dello Stato, a decorrere dal 1° dicembre 1917.”]

Caprera, di 1.875 tonn. costruito dai Fratelli Orlando di Livorno.

Il 5 febbraio 1918 l’incrociatore ausiliario “Caprera “ venne silurato al largo di Villajoyosa; morirono 8 uomini dell’equipaggio dell’Esercizio Navigazione delle FS:

[Come per il “Città di Sassari”, anche per il “Caprera” si utilizza  lo stesso linguaggio burocratico:

 “N. 332. Decreto Luogotenenziale 7 marzo 1918, col quale, sulla proposta del ministro della marina, il piroscafo Caprera appartenente all’Amministrazione delle ferrovie dello Stato, cessa dall’essere trasformato in nave da guerra. e di appartenere al R. Naviglio a decorrere dal 5 febbraio 1918”

 (Gazzetta Ufficiale DEL REGNO D’ITALTA. Anno 1918 Roma Venerdì, 22 marzo Nr. 6  pag. 846)]

Prometeo, nave cisterna di 4.455 tonn (per altri 9.800 tonn, forse a pieno carico).

Acquistata dallo Stato e trasferita alle FS e subito dopo requisita e armata con 3 pezzi da 76/40; equipaggio di 123 uomini. Il 18 marzo 1918, a 300 miglia da Capo Carvoeiro (o a 400 miglia da Capo S.Vincenzo, Atlantico) entrò in combattimento con un somm.; dopo oltre un’ ora  la nave cominciò ad affondare. Il comandante riuscì ad ottenere dal comandante dell’U boat il soccorso medico dei feriti e una seconda lancia di salvataggio che era di una nave norvegese anch’essa silurata poco prima. Dopo 8 giorni i 35 uomini si salvarono.

“Il piroscafo Prometeo, cisterna combustibili, affondato al largo di Cape St Vincent il 18 marzo 1918; trasportava nafta caricata in Texas diretta al porto di Genova ed era comandato dal capitano Desiderio Tonietti. Quel giorno in pieno Atlantico incrocia un sottomarino tedesco il quale spara un primo colpo di avvertimento al quale il Prometeo reagisce alzando la bandiera di combattimento e con i suoi due cannoni da 76 mm. Al termine dell’impari scontro l’equipaggio abbandona la nave salendo sull’unica scialuppa rimasta; manca l’allievo macchinista della Marina Mercantile Giuseppe Amato, nato alla Spezia, caduto colpito dal fuoco nemico: sarà decorato con la medaglia di bronzo al valor militare. I compagni sopravvissuti prima di essere abbandonati in mare ricevono dai tedeschi alcuni generi di conforto oltre a un’altra scialuppa che questi avevano catturato ad una nave norvegese affondata poco prima. Solo dopo otto giorni di navigazione a remi le due lance raggiungeranno le isole portoghesi di Burling e Capo Sardao; uno dei feriti italiani morirà purtroppo nella navigazione.”

(http://www.gazzettadellaspezia.it/Magazine/Pdf/0254.pdf) La Gazzetta della Spezia n. 9 sett. 2014

Città di Catania,  di 3.397 tonn.  lungh. 105 m   vel. 20 nodi.

Varato nel 1910 nel Cantiere navale dell’Ansaldo, Sestri Ponente era l’unica unità a presentare 3 fumaioli .

Requisita nella guerra italo-turca, oltre a scorta convogli e trasporto truppe, la Città di Catania partecipò anche all’azione bellica del 4 dicembre1912; in essa insieme agli incrociatori corazzati “C.Alberto”, “M. Polo”, al CT “Fulmine”, alla TP “Alcione” e all’incrociatore ausiliario “Città di Siracusa”,  bombardò i rifornimenti di armi destinati ai turchi nella città di Zuara.

Allo scoppio della guerra, il “Città di Catania” venne nuovamente requisito e armato con 4 cannoni da 120/47 e con 2 da 47/40.

Il 12 agosto 1915 venne attaccato da un sommergibile; evitato il siluro, l’incrociatore andò all’attacco speronando il sommergibile, rendendolo ingovernabile; il sommergibile venne finito a cannonate da un CT francese e da altre 2 navi italiane: “Abba” e “Mosto” .

Il 23 febbraio 1916, al comando il cap. di fregata Guida, insieme ai CT “Ardito”, “Irriquieto”, “Bersaglieri” e all’incrociatore ausiliario “Città di Siracusa”e ancora il 26 febbraio, insieme al “Città di Siracusa”, “Città di Sassari”, “Libia”, TP “Puglia” e “Agordat” partecipò al bombardamento contro le truppe austro-ungariche che premevano per occupare Durazzo durante l’evacuazione.

Il “Città di Catania” combatté almeno 2 volte ancora, come viene attestato dall’Albo d’onore dei Caduti, e ritornò al servizio di linea dopo la guerra; fece la sua ultima apparizione di rilievo come nave di appoggio agli idrovolanti di Italo Balbo in occasione della celebre transvolata atlantica del 1933.

Fu silurato il 3 agosto 1943 dagli inglesi.

L’incrociatore ausiliario Città di Catania (Dis. di Aldo Cherini www.cherini.eu/mmi/17 Marina Mercantile/3 incrociatori ausiliari/index.html)

L’incrociatore ausiliario Città di Catania (Dis. di Aldo Cherini www.cherini.eu/mmi/17 Marina Mercantile/3 incrociatori ausiliari/index.html)

Città di Siracusa di 3.650 tonn. lungh. 110,79 m  vel. 20 nodi.

Varato nel 1910 nei Cantieri della Foce (Genova), venne armato con 2 cannoni da 120/45 nel 1911-12. Il suo compito consisteva nel pattugliare le coste egiziane e successivamente le coste libiche, partecipando al bombardamento di Zuara.; fu riarmato nel 1915 con 2 cannoni da 120/40 e 6 pezzi da 76/40 (altre fonti: 4  cannoni da 120/40 e 6 mitragliere da 20/65 e 2 cannoni da 120/45 e 6 mitragliere  da 20/65). Come incrociatore ausiliario era di base a Brindisi

La prima operazione dell’incrociatore è datata 24 maggio 1915, quando con l’esploratore “Libia”, andò in soccorso al CT “Turbine” impegnato contro 3 incrociatori e 1 esploratore nemico; il “Città di Siracusa” attaccò la formazione nemica (che già aveva affondato il “Turbine”) ma questa preferì sganciarsi; furono salvati 9 naufraghi del “Turbine”.

Il 23 e il 26 febbraio 1916 partecipò alle azioni di bombardamento (v. “Città di Catania”)  contro il nemico a protezione dell’evacuazione di Durazzo.

Il 31 maggio il “Città di Siracusa” e il CT “Ardito” (poi anche il CT “Aquilone” e la TP “Centauro”) attaccarono e costrinsero alla ritirata 2 CT austriache che avevano attaccato lo sbarramento del Canale d’Otranto.

Nuovamente requisito nel 1931, fu dotato di attrezzature per la distillazione dell’acqua; in questa veste servì ad approvvigionare le truppe italiane nella guerra italo-etiopica del ’35-’36.

Fu radiato nel 1938 e avviato alla demolizione.

Città di Bengasi di 2.900 tonn.  lungh. 96,5 m   vel. 14 nodi.

Varato nel 1916 dai Cantieri di Ancona, il Piroscafo venne subito requisito dalla R. Marina, armato con 4 cannoni da 120/45 e alcune mitragliere e utilizzato come incrociatore ausiliario.

Il 27 maggio 1918 sostenne il combattimento con un sommergibile riuscendo a sventare l’attacco al convoglio; il 4 luglio intervenne  per un altro attacco sottomarino riuscendo forse ad affondarlo.

IL “Città di Bengasi” fu affondato dai tedeschi nel 1943.

Questi 8 piroscafi furono il fiore all’occhiello della “Marina militare delle Ferrovie”; 24 furono i ferrovieri caduti e fra questi, Poli Alessandro, 2°uff. del “Caprera”, nato a Genova nel 1892, Altafini Cesare, capo fuochista del “Prometeo”, nato a Genova nel 1883 e Amato Giuseppe, all. macchinista, nato a La Spezia nel 1898; tutti e tre furono decorati con la medaglia di bronzo.

CT   Cacciatorpediniere

TP   Torpediniere

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