di Marco Galaverna

 

In controtendenza rispetto a molte amministrazioni ferroviarie europee, che per il trasporto passeggeri regionale puntano su complessi di elettromotrici, in Italia viene preferita la composizione di materiale ordinario, come testimonia anche la recente fornitura di locomotive E.464 e delle nuove carrozze Vivalto di seconda serie, tutt’oggi in consegna.

Le Vivalto non sono le prime carrozze a due piani introdotte nelle ferrovie italiane, essendo state precedute da altre unità costruite negli anni Ottanta, le “Francesine” [1].

Era un tipo di carrozza sviluppato negli anni Settanta dalle ferrovie nazionali francesi (SNCF) per il traffico pendolare gravitante su Parigi. Peraltro, già negli anni Trenta le ferrovie francesi e tedesche avevano messo in servizio vari tipi di carrozze a due piani, soluzione all’epoca sconosciuta sui binari italiani, e dopo la guerra ne era continuata la costruzione nella sola Germania Orientale.

Le nostre “Francesine” destarono l’interesse delle amministrazioni ferroviarie di Olanda, Belgio, Svizzera e, appunto, Italia. Esemplari di carrozze a due piani francesi eseguirono prove di circolazione sulle nostre linee nel 1977 e un paio di anni dopo le FS e le FNM (Ferrovie Nord Milano, oggi ribattezzate Trenord) ne decisero l’acquisto. Le carrozze furono costruite in Italia, dall’azienda Casaralta, su licenza francese e con qualche variante rispetto alle consorelle d’oltralpe.

Nel 1980 una carrozza di quel lotto, nella nuova livrea arancio-viola che proprio allora veniva scelta per il trasporto regionale, fu esposta nella stazione di Genova Brignole, prima dell’immissione in servizio, e l’immagine qui riprodotta deriva da una fotografia, purtroppo malridotta, che scattai in tale occasione.

Secondo l’opinione comune, le “Francesine” erano le prime carrozze a due piani delle ferrovie italiane. Tuttavia, ciò non era del tutto esatto, perché esse avevano delle antenate lontane, come si legge nell’articolo pubblicato in [2].

Di nuovo, la storia ha origine in Francia. Verso il 1860, le compagnie ferroviarie francesi dell’Ovest e dell’Est (all’epoca, in Francia come da noi, la rete non era ancora nazionalizzata) misero in circolazione treni a due piani sulle linee intorno a Parigi. La Società Ferrovie Alta Italia (SFAI), che gestiva una rete comprendente soprattutto linee in Liguria, Piemonte e Lombardia, ordinò un esemplare di queste carrozze nel 1869 e altre dieci unità di serie nel 1872. La costruzione fu affidata alla ditta Chevalier-Cheilus. La decisione di appoggiarsi all’industria francese può essere spiegata, come suggerisce P. Merlo nella pubblicazione citata in bibliografia [2], con la presenza di capitali d’oltralpe all’interno della SFAI, ma anche con la debolezza dell’industria ferroviaria italiana di quegli anni. Risulta, infatti, che la ditta Chevalier-Cheilus abbia fornito carrozze, nello stesso periodo, pure ad altre compagnie della penisola, operanti fino in Sicilia, ma a singolo piano.

Nel 1885 le “doppio piano” passarono dalla SFAI alla neonata Rete Mediterranea (RM), che le classificò coi numeri sociali 5601-5605, 5607 (miste) e 10781-10783 (sola terza classe), mantenendole probabilmente negli impieghi precedenti. Infine, nel 1905, le carrozze furono ereditate dalle Ferrovie dello Stato, proprio allora costituite dall’unione della RM con le altre aziende private. Limitate alla velocità di 60 km/h e di concezione vetusta, le “doppio piano” furono presto accantonate dalle FS per essere infine demolite già fra il 1906 e il 1907.

Si trattava di carrozze a due assi, con cassa di legno, in parte di sola terza classe (numerate C 37.800-37.802 dalle FS) e in parte miste, con posti di prima, seconda e terza classe (numerazione FS ABC 62.000 – 62.005). Il piano inferiore seguiva lo schema inglese, a scompartimenti fra loro non comunicanti e accessibili soltanto dalle porte esterne. Tale soluzione non poteva evidentemente ripetersi per il piano superiore, che aveva pertanto un corridoio centrale, cui davano accesso due porte inserite nelle testate. Alle estremità di ogni carrozza era montata una scala, fissata esternamente alla parete di testa e terminante con un terrazzino, soluzione vista pure in molti vecchi tram urbani a due piani. La terza classe occupava l’intero piano superiore.

Per rispettare il limite di altezza dei veicoli ordinari, il telaio di queste carrozze, dalle estremità verso il centro, era piegato in basso, con travi a collo d’oca, in modo da ridurre l’altezza sulle rotaie del pavimento inferiore. Pur con questo espediente, che anticipava le soluzioni delle odierne carrozze a piano ribassato, l’altezza dei compartimenti per i viaggiatori rimaneva modesta: 177,5 cm per il piano inferiore e appena 168 cm per quello superiore. Quindi, le persone di maggiore statura non riuscivano a starvi in piedi se non in maniera assai poco confortevole; a titolo di confronto, le “Francesine” oggi offrono un’altezza di 192 cm in entrambi i piani.

Forse anche per queste limitazioni, quelle antiche carrozze a due piani ebbero scarso successo sui nostri binari, rimanendo senza alcun seguito fino alla comparsa, oltre settant’anni dopo, dei tipi moderni che abbiamo sopra ricordato.

 

[1] E. Principe, “Treni italiani con carrozze a due piani”, Editrice Veneta, 2011

[2] P. Merlo, “Antenate a due piani”, in I Treni oggi, n. 103, aprile 1990.
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Marco Galaverna

Nato a Genova nel 1963, si è laureato in Ingegneria Elettronica presso l’Università degli Studi di Genova e presso il medesimo ateneo ha conseguito il Dottorato in Ingegneria Elettrotecnica. Dal 1989 fornisce supporto presso la stessa Università alle attività didattiche per diversi corsi attinenti all’Ingegneria dei Trasporti. Socio dal 1990 del Collegio Ingegneri Ferroviari Italiani (C.I.F.I.) è stato Delegato della Sezione di Genova di tale Collegio dal 1998 al 2006. È autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche nel campo dell’Ingegneria dei Trasporti e del libro “Tecnologie dei trasporti e territorio” insieme al Prof. Giuseppe Sciutto. Dal 1992 è docente di Elettronica e materie affini presso l’Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore Einaudi-Casaregis-Galilei di Genova.