di Marco Galaverna

 

Il termine “automotrice” non è mai divenuto familiare ai viaggiatori italiani mentre ha avuto grande popolarità, quanto meno fino alle soglie del Duemila, la parola “Littorina”.

Questa popolarità è dimostrata da almeno due considerazioni. In primo luogo, l’immagine di confort e velocità che la parola evocava ha avuto tanto successo da venire applicata, nei decenni scorsi, anche a tipi di veicoli ben diversi da quelle automotrici ferroviarie a benzina per le quali il vocabolo a suo tempo fu coniato: lo si sentiva pronunciare anche per i treni di elettromotrici, come le ALe 840. Inoltre, a Genova, erano chiamate “Littorine” le vetture tranviarie a carrelli della serie 900, forse per il bel profilo filante.

In secondo luogo, osservazione di carattere linguistico e non politico, la “Littorina” ha superato indenne la censura generalizzata che, dopo il 1945, colpì i simboli e la terminologia creata in un ventennio dalla retorica fascista, e sopravvisse nell’uso per oltre mezzo secolo.

Ma in quale contesto nacque la parola? Occorre risalire al 1932, allorché fu fondata nell’Agro Pontino la città di Littoria, il cui nome si rifaceva al fascio littorio, insegna d’origine etrusca e simbolo dell’autorità dello Stato nell’antica Roma [1], alla quale s’ispirava per alcuni aspetti il nazionalismo dell’epoca. La città fu ribattezzata Latina nel 1946.

L’Agro Pontino era attraversato dalla ferrovia “Direttissima” Roma – Napoli, in quel tratto aperta già dal 1922 e ultimata nel ’27. Lungo questa ferrovia, nel punto più vicino alla nuova città, comunque distante 9 km, fu edificata una stazione che assunse la denominazione di Littoria. Nell’autunno del ’32 la nuova stazione fu inaugurata da Mussolini, che vi giunse a bordo di un’automotrice a benzina della serie ALb 48.101 – 103, appena costruita dalla FIAT. Queste non erano in assoluto le prime automotrici termiche delle FS, perché qualche altro prototipo aveva circolato fin dal 1924 [2], ma dalle precedenti esse differivano per la nuova concezione. Si trattava di mezzi molto leggeri e dalle piccole dimensioni, più veloci (110 km/h), privi di respingenti, di ganci e di ritirata, destinati quindi a viaggiare isolati come degli “autobus su rotaia”.

Furono proprio queste tre automotrici a essere battezzate “Littorine”, con evidente richiamo alla nuova città, in un articolo di giornale dedicato all’inaugurazione. Ai prototipi fece seguito, nel 1933, la costruzione di dodici unità di serie (ALb 48.104 – 115), con la cassa allungata di 1.800 mm per l’installazione della ritirata. La fortunata denominazione di “Littorina” fu estesa a queste e a tutti gli ulteriori modelli di automotrici termiche sviluppati negli anni Trenta, soprattutto da FIAT e Breda.

Vediamo ora la sorte di questi pionieristici veicoli. I tre prototipi ALb 48.101 – 103, dalle caratteristiche insolite rispetto ai mezzi tradizionali, dovettero presto risultare poco adatti all’esercizio ferroviario, come le automotrici sperimentali che li avevano preceduti (ad esempio, le ALb 25), e non ebbero vita lunga. Nessuno dei tre prototipi è sopravvissuto; possiamo affermare con certezza che quella che storicamente fu la prima “Littorina” oggi non esiste più.

Però le unità di serie (ALb 48.104 – 115) ebbero vita più lunga. Le sette ancora esistenti nel 1954 furono demotorizzate, convertite in rimorchi e riclassificate Ln 55. Di queste, quattro unità (Ln 55.102 – 105) erano ancora immatricolate nel parco FS nel 1979, suddivise fra i Depositi di Pisa e Treviso [3]; io potei rintracciarne e fotografarne una nel 1983, accantonata in cattivo stato a Treviso Porta Santi Quaranta, scalo periferico ormai dismesso: la si vede nell’immagine.

La storia non è ancora finita perché una di quelle rimorchiate, la Ln 55.104, costruita nel 1933 come automotrice ALb 48.105, ricevette un restauro estetico per esser esposta al Museo di Pietrarsa, dove oggi è conservata nel Padiglione B-C, ed essa rappresenta quanto rimane di più simile a quella che fu la prima “Littorina”.

 

[1] T. De Mauro, “Grande dizionario italiano dell’uso”, UTET, 2004.

[2] M. Cruciani, “Il tempo delle Littorine”, ETR, 1987.

[3] F. Cherubini, “Materiale Motore F.S. Italia”, Stenvalls, 1979