di Mario Nicolini

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Scuola Ferrovia … di Scuola Ferrovia avete già letto: i contatti con le scuole, gli studenti, i relatori, i successi; io provo a raccontarvela in un altro modo: un po’ la sua genesi ed un po’ il dietro le quinte delle mie “lezioni”/relazioni agli studenti, ironizzando sul percorso alla ricerca di alcuni “perché” ai quali rispondere in modo compiuto.

Quando Alessandro Cabella (il trainer) ci ha parlato per la prima volta di questo progetto, Angelo Malaspina (infaticabile) ed io ci siamo detti: “Si può fare”, ed abbiamo cominciato a pensare alle cose da dire per raccontare la ferrovia a quelle giovani menti ed a chi farle dire; abbiamo fatto qualche incontro esplorativo con “ex” di diversa estrazione professionale, che però non siamo riusciti a coinvolgere nella giusta maniera.

E’ iniziata quindi la campagna di reclutamento tra le persone a noi più vicine ed i risultati sono stati positivi oltre ogni aspettativa: ci ha detto subito “si” Giovanni Bozzano (apparatista di grande valore, avrebbe curato le materie del segnalamento e, buon peso, delle sottostazioni e linee di contatto) , Enzo Altamura (sempre online con le sue telecomunicazioni), Gianfranco Mercatali (avvezzo ad affrontare problematiche multidisciplinari, si sarebbe accollato l’onere di caratterizzare i mezzi di trazione), Nadia Farneschi (con il suo garbo e conoscenza avrebbe descritto i sistemi di controllo della circolazione), Marco Galaverna (un infiltrato, valente insegnante al Galilei, appassionato conoscitore di cose ferroviarie avrebbe illustrato l’evoluzione degli apparati centrali).

Potevamo già contare su Alessandro, che è un grande oratore quando racconta episodi di storia delle ferrovie ai più giovani (anche a me, che giovane più non sono, piace ascoltare quelle che sembrano favole e sono cose vere) e su Angelo, che certamente avrebbe saputo preparare una relazione sui sistemi di telecomando; infine a me, elettricista inveterato, è capitato di dover accantonare il passato e preparare qualcosa che potesse definire l’armamento ferroviario. Guardandomi dentro, ho cominciato a pormi delle domande che mai mi ero posto: nel mondo del lavoro spesso si accettano per brevità ed a scatola chiusa i dati che provengono dai sacri testi o dalla pratica e molti lettori sanno che quasi tutte le cose calcolate in FS sono tabellate nelle pubblicazioni di servizio.

Utilizzando quelle tavole non sarei riuscito a far comprendere agli studenti delle ultime classi medie superiori i fenomeni alla base del trasporto ferroviario: sarebbe stato necessario affrontarli ricorrendo ad alcuni semplici concetti di fisica. A queste domande, in particolare in caso di richieste di uno studente, sarebbe stato necessario fornire una spiegazione convincente: tanto per cominciare “che ragione ha di esistere il trasporto ferroviario ?” , “ quanta forza serve per muovere un treno ?”   “e per farlo correre veloce sulle linee di valico?” , “perché le ruote non slittano durante le frenature?”

(Pfiuuu. Sospiro di sollievo. Un po’ di risposte le ho!)

Magari dalla prima fila potrebbe alzarsi una mano: “Scusi , ma so che il macchinista non ha il volante o il manubrio, né un timone; come fa a guidare il treno sul binario?” (Acc… questo è figlio di un ferroviere!) , “perché nel percorrere le curve il treno si inclina?” , “e se un treno si ferma in curva? “ , “cosa determina il limite di velocità in una tratta ferroviaria?” e poi “come si comporta il binario nel passare dall’inverno all’estate?” .

Vi confesso che è stato faticoso, ma piacevole, cercare e trovare risposte proponibili a queste ed altre domande che via via si facevano strada; dopo aver macinato pagine e pagine di appunti e formule mi sentivo pronto ad affrontare (!) gli studenti con un po’ più di serenità e a dare un senso alle cose che tutti vedono: le rotaie, gli attacchi, le traversine, la massicciata, assegnando a ciascuno di essi la propria funzione. Nel caso, avrei potuto accennare alla sagoma limite ed alle manutenzioni al binario. Avrei descritto i deviatoi, la loro funzione, come sono fatti, come funzionano… si, ce la potevo fare.
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Con il progetto Scuola Ferrovia il DLF intende divulgare nella scuola la conoscenza della ferrovia italiana, attraverso un rapporto costante e permanente con il mondo dei giovani.

l treno garantisce oggi più che mai il trasporto di grandi quantità di persone o di merci in condizioni di maggior sicurezza e maggior rispetto dell’ambiente, oltre che a costi minori per la collettività. E con velocità competitive, grazie al nuovo sistema AV, che hanno permesso di ridurre drasticamente le distanze fra le città.

In un’epoca in cui il Paese punta sulla crescita e sul futuro dei giovani, non è possibile rinunciare ai vantaggi offerti dalla ferrovia. Ed è proprio per questo motivo che, sin dal 2001, il DLF è impegnato a sostenere e diffondere una miglior conoscenza del ruolo che il “vecchio” treno, dopo essere stato a lungo considerato mezzo di trasporto di secondo piano rispetto all’automobile e all’aereo, è ancora una volta chiamato a svolgere nell’interesse della collettività.

Il progetto Scuola Ferrovia è curato dalle Associazioni DLF territoriali, alle quali gli Istituti scolastici si possono rivolgere per concordare gli interventi in aula di qualificati esperti e i viaggi in treno agli impianti ferroviari. A disposizione degli insegnanti viene messa la pubblicazione Ferrovie italiane 1839 – 2014. Dalla Napoli-Portici al Frecciarossa 1000, agevole strumento di consultazione e guida per lo studio della materia, nelle sue molteplici sfaccettature.