di Luca Miraglia, Filt-Cgil

In Liguria il numero di addetti di diverse società del gruppo dell’ex monopolista FS è calato in pochi anni da circa 3500 a meno di 3000; con l’arrivo dei fondi da Recovery fund e PNRR dedicati alle infrastrutture, si dovrà invertire questo trend negativo e riprendere a crescere nella nostra regione.

La pandemia, oltre al gravissimo impatto sanitario, ha determinato una difficile realtà economica e una complessa gestione delle risorse.

La forte spinta europea ad una transizione ecologica, che indirizza il trasporto verso una sempre maggiore quota di traffico su ferro, rischia di scontrarsi con le difficoltà di bilancio delle società che operano su quell’infrastruttura. Emblematico il caso della società Thello che decide, alle porte dell’estate, di dismettere la tratta Milano-Ventimiglia-Nizza; è dovuto intervenire il sindacato a denunciare problemi di copertura ferroviaria sul ponente ligure, proclamando diversi scioperi, fino ad arrivare ad un subentro a rischio d’impresa da parte di Trenitalia, ma solo sino a Dicembre, sperando che queste tracce entrino a far parte del contratto di servizio universale. Le assunzioni necessarie a far circolare i treni, anche nelle strutture di produzione, sono state praticamente azzerate o, al massimo, concretizzate in numeri tali da garantire solo parte del ricambio generazionale, mai in misura esaustiva.

Laddove la richiesta di servizio su ferro aumenti come tutti auspichiamo, in funzione delle aumentate capacità infrastrutturali determinate dal nodo genovese e terzo valico, le società avranno estrema difficoltà a rispondere al mercato. Un settore che ci fornisce un riscontro a questa criticità è quello merci di FS, che oggi è costretto a lasciare spazi di mercato a grandi competitors o a società più piccole, per errate previsioni assunzionali e formative. Questo è solo un piccolo spaccato della complessità del momento, del quale il Covid ha forgiato ogni discussione in tutte le aziende. Lo smart working, anch’esso figlio di questi rapidi mutamenti, sta ridisegnando il lavoro indiretto e di conseguenza l’organizzazione aziendale degli uffici, degli archivi e del rapporto tra i vari livelli. Quindi mentre il Covid da una parte ha congelato alcuni dei processi che erano in atto in certe società di FS, dall’altra ha determinato profondi cambiamenti e l’esigenza di fare un’analisi su quello che sarà il trasporto nel dopo Covid e di conseguenza la necessità di decidere quali scelte fare in molti settori Core del gruppo. In questo scenario instabile, un ruolo altrettanto dirompente lo ha avuto il cambio dei vertici aziendali di nomina governativa, che, in linea con quanto detto, dovranno posizionare lo scambio (per fare una metafora ferroviaria) in direzione del tracciato individuato dal MIMS. Strumento cardine in quest’ottica sarà il piano d’impresa di Holding e I conseguenti piani societari, sulla base dei quali le aziende costruiscono Budget e programmazione industriale e il sindacato può capire quale indirizzi dare alle richieste che ne scaturiscono e fare un’analisi trasversale di più lungo respiro.

Ultimo elemento che manca in questo scenario, è il rinnovo del CCNL di settore, scaduto a dicembre 2018, che ha visto con l’accordo del 18 febbraio c.a. un riconoscimento di una tantum a copertura degli anni 2019/20, ma che di fatto risulta in vacanza contrattuale da gennaio 2021 e manca di un adeguamento tabellare dal dicembre 2018. Dovrà anche essere il momento per trovare la giusta dignità al Dopo Lavoro Ferroviario nel perimetro contrattuale. Da parte nostra come sindacato, abbiamo compreso e supportato, durante tutta questa brutta pagina di storia sanitaria e economica mondiale, I lavoratori che ogni giorno ci hanno cercato per confrontarsi sulle questioni che di volta in volta cambiavano, sulle paure e sulle perplessità, sempre con un occhio particolare ai più contrattualmente deboli e mi riferisco agli appalti ferroviari, che peraltro hanno in carico tutta la parte di sanificazioni e pulizia. Siamo consapevoli delle importanti sfide alle quali saremo chiamati a rispondere nei prossimi mesi, come sindacato, e non mi riferisco solo a quelle di mera contrattazione e materia sindacale nel merito delle questioni ferroviarie descritte, ma soprattutto alle distanze alle quali questa pandemia ci ha abituato, avendo proprio come prima tra le sue misure di prevenzione “il distanziamento”, antagonista per eccellenza del filo conduttore del sindacato, la Vicinanza; siamo determinati a continuare a scrivere pagine importanti per I lavoratori e per il tessuto sociale che rappresentiamo.