DI MIMMA CERTO

“Mia cara Teresa, come ti ho scritto ieri, il viaggio è stato felicissimo… Voglio parlare dei lavori in parte principiati, in parte finiti per il tronco della strada di ferro da Torino a Genova. Ponti giganteschi, viadotti lunghissimi e altissimi per una serie di grande arcate e pilastri che paiono massi di montagne e precipizi; una galleria di 795 metri aperta e finita, altre che passano sotto due bei pezzi di monti e sono riunite da un ponte sullo Scrivia di 400 metri, già finita, un’altra, del doppio e già portata avanti. Rimane da farsi la galleria dei Gioghi che è quella di maggiore impegno…” (n.d.r. Sarà un prodigio di tecnologia per l’epoca: 3254 di lunghezza interamente scavata a mano. Non solo. Per superare una pendenza del 36 per mille sarà progettata e realizzata dalla fabbrica Stephenson una nuova motrice, composta da due locomotive a due assi, accoppiate tra loro dalla parte anteriore, denominate “Mastodonti dei Giovi”).

La prima impressione è quella del grandioso, del magnifico, dell’ardito, la seconda, dell’elegante. Parlo di quell’eleganza che risulta dall’armonia e dal finito, anche nei lavori dove pare che non si cerchi un tal merito.”

Giuseppe Verdi così scriveva a sua moglie Teresa Borri Stampa. Un personaggio d’eccezione viaggia sulla linea Torino-Genova  tra il 1861 e il 1865., subito dopo l’inaugurazione.

A Genova era solito trascorrere gli inverni in compagnia di Giuseppina Strepponi, e si recava a Torino dove era stato eletto nel Parlamento italiano.

Nel settembre del 1845 vengono autorizzati gli appalti per i primi lotti di linea a doppio binario.  Il primo tratto di otto chilometri viene inaugurato tra Torino e Moncalieri nel settembre del 1848 e   il 16 febbraio del 1854, alla stazione di Genova Piazza Principe, il re Vittorio Emanuele II inaugura ufficialmente la Torino-Genova.

Si deve a Camillo Benso di Cavour l’interesse concreto della strada ferrata per collegare Genova e Torino. dando un forte segnale antiaustriaco e fondare grandi speranze per il futuro dell’Italia.

I treni, significano per lui l’annullamento delle distanze tra un luogo all’altro e la fine dei municipalismi. Una circolazione delle idee che avrebbe dato agli italiani una coscienza della propria nazionalità.

Quando nasce la ferrovia Torino-Genova,  il regno di Sardegna si ritrova ad essere totalmente dipendente dall’estero per la produzione di locomotive a vapore e materiale ferroviario. Lo Stato Piemontese aveva favorito con sostanziosi finanziamenti la nascita della Taylor e Prandi, ma condizioni avverse portano in breve alla chiusura dello stabilimento, così nel  1852, sulle ceneri di questo fallimento nasce una nuova cordata imprenditoriale genovese composta  dal banchiere Carlo Bombrini, l’armatore Raffaele Rubattino, il finanziere Carlo Filippo Penco. Alla direzione viene chiamato Giovanni Ansaldo,  un giovane brillante ingegnere docente all’Università di Genova. 

Camillo Benso di Cavour assegna alla neonata azienda un corposo capitale sociale, oltre al valore derivante dalla valutazione dei beni della Taylor e Prandi. 

Nel 1854 esce dalle officine dell’Ansaldo la “Sampierdarena” la prima locomotiva a vapore costruita nel regno di Sardegna e di progettazione totalmente italiana. Da allora e fino al 1860, l’Ansaldo di Genova costruirà per il mercato italiano 18 locomotive, espandendosi nel settore della cantieristica e occupando oltre mille dipendenti. 

La mostra è stata allestita ad Alessandria nel Palazzo del Monferrato dal 7 dicembre 2022 al 5 febbraio 2023. a cura della  Fondazione Slala, in collaborazione con CCIA di Alessandria Asti, Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, Università del Piemonte Orientale e città di Alessandria.