di Marco Galaverna

Il Touring Club Italiano (TCI) è un’associazione nata a Milano nel 1894, con l’iniziale scopo di diffondere il turismo in bicicletta. A questo si aggiunse in un secondo tempo il turismo in automobile e gli obiettivi dell’associazione si ampliarono per sostenere la conoscenza di popoli, territori e culture nonché la tutela e l’educazione a favore di un corretto godimento del patrimonio italiano storico, artistico e naturale. In questo ambito, è stato fondamentale il contributo del TCI alla diffusione della cartografia del nostro Paese. La Carta d’Italia del TCI in scala 1:250.000 fu la prima realizzata con fini essenzialmente turistici.

Qualche tempo fa mi fu inviata una porzione di una carta del TCI, risalente al 1916, la quale ritrae la zona della Lanterna di Genova, notoriamente attraversata da un gran numero di binari – oggi pressoché tutti abbandonati o scomparsi, nonostante le vane e ripetute dichiarazioni a favore del trasporto merci per ferrovia, provenienti da ogni parte che abbia voce in capitolo.

Questa carta presenta alcune inesattezze, beninteso del tutto scusabili in quanto la finalità precipua del TCI era il supporto ai viaggi turistici su strada e, in quel contesto, i binari dei raccordi portuali non rivestivano interesse; ma ci offre l’occasione di rivisitare un frammento della storia dei trasporti nella nostra città.

Nel 1916, Genova e Sampierdarena erano ancora separate dal colle di San Benigno e, prescindendo dai binari, erano collegate soltanto dalla carrozzabile costituita da via Milano (la stessa che, originando da piazza Dinegro, ancor oggi si chiama così) e le relative prosecuzioni verso ponente, le quali con un saliscendi aggiravano il promontorio ai piedi della Lanterna.

Riguardo alle ferrovie, esaminando la carta dal margine superiore, si riconoscono l’imbocco della galleria S. Lazzaro Alta, storicamente la prima perforazione del colle di San Benigno (1853), e quelli delle gallerie S. Lazzaro Bassa e S. Limbania. Qui troviamo un’inesattezza: la S. Lazzaro Bassa è rappresentata come se si diramasse da un punto interno della S. Lazzaro Alta mentre, in realtà, le due gallerie hanno sempre avuto uno sviluppo indipendente e i loro binari si uniscono soltanto a Sampierdarena.

Per inciso, all’epoca della carta la galleria S. Limbania era di costruzione recente, in quanto costituiva una diramazione della linea del Campasso, ultimata nel 1907.

Scendendo, riconosciamo la galleria Biagio Assereto, il cui imbocco lato mare, fra tutte le gallerie qui citate, è l’unico oggi scomparso, fagocitato dall’attuale Terminal Traghetti; all’interno di quella si dirama con un’ampia curva la galleria Molo Nuovo, collegata al Ponte Caracciolo e alle sottostanti calate. Entrambe facevano capo alla linea del Campasso prima ricordata.

Poi, si riconoscono in ordine le gallerie S. Benigno (curvilinea), Passo Nuovo (rettilinea) e Sanità, tutte ancor oggi esistenti benché abbandonate da almeno mezzo secolo, le quali sembrano convergere in un unico punto in sotterraneo. Questa è una seconda inesattezza, poiché la galleria Sanità si univa al tracciato delle restanti in un punto allo scoperto, il Quadrivio Coscia.

Infine, proseguendo l’osservazione dall’alto verso la Lanterna, non si individua nella carta il tracciato ferroviario della galleria Romairone, allora già realizzato e che è sopravvissuto fino a oggi.

La lettura della mappa del TCI è resa difficile dal fatto che, nella cartografia del passato, talora venivano rappresentate sia le infrastrutture e gli edifici esistenti sia quelli in via di costruzione o soltanto pianificati. Ad esempio, in alto a sinistra, accanto alle “Off. Elettr. FF. SS.”, si vede diramarsi dalla via Milano una strada ampia e rettilinea, fiancheggiata da costruzioni regolari nelle dimensioni e nella spaziatura, e seguita da una rotonda, mai realizzata. Probabilmente tutto ciò fu previsto in qualche piano dell’epoca ma lo sviluppo della zona ebbe sorti diverse.

Il colle di San Benigno, che già era stato perforato, oltreché dalle gallerie per i treni, da un tunnel tranviario (1878, tranvia a cavalli), in colore rosso nella carta TCI, fu parzialmente sbancato una prima volta per l’apertura di via di Francia, ultimata nel 1929 e sovente associata all’urbanistica del regime fascista, notazione non del tutto corretta poiché il progetto dello sbancamento e dell’arteria era già stato approvato in sede municipale nel 1900, e una seconda volta, più a monte, per il piazzale della Camionale (1935) e l’apertura di via A. Cantore, completata nel 1938.

Invece, corretta è l’indicazione delle “Off. Elettr. FF. SS.”: si tratta della famosa Centrale della Chiappella, che ebbe un posto di rilievo nell’elettrificazione col sistema trifase del nodo ferroviario di Genova, già ricordata dalla nostra Superba.