di Marco Galaverna

 

La nostra caccia non è un safari nello stile di Hemingway in “Verdi colline d’Africa”: niente armi e nessuno spargimento di sangue. La nostra è una caccia fotografica e i Caimani sono le locomotive elettriche FS E.656, che escono ormai di scena dopo essere state ritirate dagli ultimi servizi regolari.

Costruite in 460 unità tra il 1975 e il 1989, le E.656 hanno avuto una carriera più breve di altre macchine, penalizzate non tanto dalle prestazioni o dalle caratteristiche tecniche, tutte di buon livello, ma dall’evoluzione storica del settore ferroviario nazionale, che ha modificato le esigenze delle imprese di trasporto.

Già nel 2016, come pubblicato da Cornolò [1], di questo numeroso Gruppo di valide locomotive rimanevano immatricolate soltanto ventidue unità nella Divisione Passeggeri, distribuite fra Milano Greco e Roma Smistamento, 34 unità assegnate al trasporto regionale, ma in attesa di revisione tecnica o in riserva, cioè fuori turno, e altre 23 unità assegnate alla Divisione Cargo.

Con una modifica al rapporto di trasmissione, ovvero agli ingranaggi che collegano i motori di trazione alle ruote, varie locomotive E.656 furono modificate e specializzate per i servizi merci e reimmatricolate nel Gruppo E.655, caratterizzato, rispetto ai parametri originali, da una minore velocità massima e da una maggiore capacità di traino. Tuttavia, anche queste macchine modificate non ebbero più lunga vita: nel 2016 ne sopravvivevano soltanto 27 unità nel parco FS, più quattro noleggiate all’Autorità Portuale di Savona.

All’epoca della loro immissione in servizio, le E.656 ricevettero, per lo più ingiustamente, varie critiche. Queste macchine erano state progettate per una velocità massima di 150 km/h, che si pensò di aumentare a 160 km/h sulla Direttissima Firenze – Roma, ipotesi che presto decadde. Ma, un po’ dopo le prime uscite (le prime unità furono le 023 – 025 del 1975), sulla stampa di settore si lesse di una limitazione a 120 km/h, notizia che venne di lì a poco smentita.

Interessante è riportare alcuni contributi dei lettori, apparsi su una rivista d’epoca [2], che testimoniano le opinioni di quel periodo.

Un dipendente FS scriveva per lamentare la minore funzionalità e la minore praticità delle E.656 rispetto alle E.646, considerate (cito dall’articolo) “meno rognose”. Osservazione curiosa, dal momento che le E.656 erano le locomotive più potenti del parco FS e, con l’avviatore automatico di cui disponevano dall’origine, dovevano risultare di condotta più agevole delle E.646 dotate del tradizionale “maniglione” per l’esclusione del reostato.

Un altro lettore scriveva che i tergicristalli delle E.656, dopo essere stati usati due o tre volte, non funzionavano più e, con una figura retorica che non possiamo condividere, concludeva che l’evoluzione tecnica delle locomotive FS “faceva acqua da diversi punti”.

Generalmente, si scriveva sulla concezione antiquata delle E.656, considerate un semplice aggiornamento delle precedenti E.646 di vent’anni prima, e ritenute sorpassate rispetto alle contemporanee locomotive Re 6/6 delle SBB (Ferrovie Federali Svizzere), soprattutto per il tradizionale utilizzo del reostato nella regolazione di velocità.

Nulla da dire sul confronto con le Re 6/6 svizzere che, con i loro 7850 kW di potenza oraria distribuita sei assi, erano considerate le migliori locomotive elettriche europee di sempre [3]. Ma le E.656 nascevano per dare una risposta veloce alla necessità di potenziare il parco elettrico FS, in un momento in cui l’elettronica per l’alimentazione a 3000 V non dava ancora una completa affidabilità.

In quanto al presunto minor rendimento energetico del reostato rispetto all’azionamento elettronico, va chiarito che la dissipazione del reostato è rilevante nei servizi con frequenti soste e avviamenti ma, in servizi con poche fermate, il reostato è disinserito per la maggior parte del tempo, mentre il convertitore elettronico è sempre inserito in serie ai motori, perciò la differenza fra i due sistemi, in termini di consumi energetici, tende ad annullarsi.

A parte le unità preservate da Fondazione FS per i treni storici, riportate all’elegante livrea d’origine, le ultime due E.656 in servizio sono state la 570 e la 586, ancora circolanti nel 2023. Nell’immagine qui acclusa si vede appunto l’unità 570 in uno fra gli ultimi transiti a Genova, sulla “curva Molini” a Sampierdarena.

 

RINGRAZIAMENTI

Ringrazio Giacomo Rossi, autore della fotografia e collaboratore nella ricerca delle fonti informative.

 

[1] G. Cornolò, “Locomotive elettriche – Dall’E.626 all’Eurostar”, vol. 4, Duegi Ed., 2017

[2] Rivista Italmodel Ferrovie, agosto/settembre 1978, n. 218, pagg. 652 – 653

[3] Ch. Appleby, “Swiss Railways – Locomotives Railcars and Trams”, Platform 5, 1997