DI ELISABETTA SPITALERI

“DESTINO CIECO”
conosciuto anche come  “Il caso”, traduzione del titolo  originale “Przypadek”
Polonia 1981, scritto e diretto da Krzysztof Kieślowski

Anche questa volta trattiamo del “caso”, del peso che esso assume nella vita di ogni giorno: un attimo, un’esitazione, un piccolo incidente e tutto può cambiare, magari in meglio (ricordate “Il mondo di Horten” di cui abbiamo parlato nello scorso numero?) o forse può stravolgere tragicamente vita e convinzioni di  una persona. Nel film “Destino cieco”” questa volta a parlarne, facendone quasi un’opera manifesto, è l’acclamato regista polacco che non usa certamente toni ironici ma propone invece in questa sceneggiatura laceranti dilemmi etici ed esistenziali.

Il film contiene tre storie in sequenza. Il protagonista è sempre il giovane Witek, nato a Poznan nel 1956 come si presenterà all’inizio di ogni episodio. Il film inizia con l’urlo disperato del protagonista. Di lui conosciamo qualche dettaglio dell’infanzia, i suoi primi amori adolescenziali fino alla morte del padre, fatto che lo spinge ad abbandonare gli studi di medicina, scappare dalla sua città e recarsi in treno a Varsavia. E la stazione è la chiave delle tre narrazioni. Ogni storia, o vita come la vogliamo chiamare, inizia allo stesso modo: il ragazzo è in ritardo, si scontra con le stesse persone, ha lo stesso bagaglio e lo stesso peso sul cuore.

Nella prima storia Witek riesce a prendere il treno dopo una corsa disperata, conosce Werner, un vecchio comunista che lo convince ad iscriversi al partito di cui diventerà funzionario. Ma le sue convinzioni politiche lo portano alla rottura dolorosa con una sua vecchia fiamma di ideologia politica opposta.

Nella seconda storia Witek il treno lo perde e dopo una colluttazione con il capotreno viene addirittura arrestato e condannato a 30 giorni di lavori socialmente utili. Diventa un dissidente contrario al regime, abbraccia addirittura le fede cattolica ma dopo un tentativo di raggiungere la Francia, viene bloccato dalla polizia che vorrebbe fargli tradire i compagni di lotta. Viene creduto un traditore dal gruppo e termina anche questa volta la sua relazione sentimentale perché tutti lo disprezzano.

Anche nella terza storia Witek perde il treno ma la fortuna gli sorride perché incontra Olga, sua vecchia compagna al corso di medicina. Riprende gli studi, si sposa, arriva il primo figlio. La politica entra ancora nella sua vita ma non vuole coinvolgimenti, non firma neppure una petizione per protestare contro la persecuzione degli studenti. Siamo di nuovo in stazione, Witek saluta dal finestrino il figlio e la moglie che gli annuncia la seconda gravidanza. E’ in partenza per la Libia dove dovrebbe tenere dei corsi al posto del suo capo. Non ci arriverà, perché l’aereo esplode poco dopo il decollo.

 “Destino cieco” è un film duro, suggestivo, dove il regista mette a fuoco quell’intreccio tra analisi delle contraddizioni sociali e senso del mistero della vita che sarebbe stata la sua maggiore cifra stilistica. 

Un grande “se” è la nota predominante del film ma a ben guardare tutte le storie finiscono allo stesso modo: con una perdita.

Kieślowski (1941-1996), uno dei registi europei più influenti della storia del cinema, ha sempre avuto grande interesse e sensibilità nel ritrarre la vita in Polonia durante il Comunismo, raccontando soprattutto la vita dei più deboli. Le sue opere, soprattutto i documentari con cui iniziò la sua carriera, subirono tagli e censure. Lo stesso film di cui abbiamo parlato fu disponibile solo nel 1987 quando fu anche presentato al Festival di Cannes. Una curiosità: il suo ultimo documentario è stato Railway Station del 1980, un ritratto delle varie persone che aspettavano nella stazione ferroviaria centrale di Varsavia. Ma dato il contesto politico, Kieslowski si preoccupò sempre più del ruolo invasivo del documentario che avrebbe potuto ledere la privacy e la libertà dell’individuo e si dedicò principalmente al cinema.

Della sua filmografia ricordiamo alcuni titoli come Decalogo, La doppia vita di Veronica e la Trilogia dei colori.