di Marco Galaverna

Nel 1977 andai a visitare il Deposito Locomotive di Verona S. Lucia, per fotografare alcune macchine a vapore fra cui una rara 736, e, per i necessari permessi, passai prima negli uffici della Direzione Compartimentale FS, in un’altra parte della stessa città.

Qui, un gentile funzionario, considerate la motivazione della mia visita e la mia passione per i treni, mi mostrò un foglio dattiloscritto che conteneva una lista di vecchie locomotive da preservare, con l’indicazione delle località di accantonamento. Ricopiai a mano quella lista, che conteneva il primo nucleo della raccolta di mezzi destinata al futuro Museo di Pietrarsa.

All’epoca la realizzazione di quel museo era ancora lontana ma i vertici delle FS avevano evidentemente la volontà di salvare dalla demolizione un certo numero di locomotive fuori servizio, già radiate dal parco.

Oggi la mia copia di quel documento, che avrebbe un certo interesse storico per il possibile confronto con la dotazione attuale del museo, purtroppo è andata perduta ma, negli anni Settanta e Ottanta, essa mi consentì di vedere e fotografare gli ultimi esemplari di alcuni Gruppi di locomotive che in qualche caso erano rappresentati da un unico superstite.

Ora, nell’epoca di Internet, è facilissimo trovare pressoché ogni informazione su qualunque argomento di storia o attualità delle ferrovie e non è immediato comprendere l’importanza che quarant’anni fa poteva avere un documento di quel tipo. Internet non esisteva, l’editoria specializzata era agli esordi, i gruppi di appassionati erano piuttosto isolati e venire a conoscere la località, che poteva trovarsi in ogni angolo d’Italia, in cui si trovava accantonata una specifica locomotiva era molto difficile.

Lo smarrimento di quel foglio mi impedisce di riferire dati esatti e completi. Ricordo tuttavia che il luogo di accantonamento delle locomotive elettriche trifasi era il Deposito di Novi S. Bovo, dove infatti le trovai, all’aperto e in cattivo stato di conservazione. Una località in cui erano riunite alcune locomotive a vapore era invece Merano. Qui, le macchine erano conservate al chiuso e ben tenute. Allorché potei andarci, nel 1979, Merano non era sede di Deposito Locomotive, cioè non vi era assegnato alcun mezzo di trazione in turno o fuori turno. L’impianto (si veda la foto), dotato di rimessa a più binari e piattaforma girevole, non più funzionante, ospitava unicamente rotabili con destinazione museale.

Indubbia è per la cittadina, “perla” dell’Alto Adige, l’importanza del turismo, il quale originava un buon movimento di viaggiatori; ma la rilevanza dell’impianto di Merano si legava al fatto che esso era, ed è ancor oggi, il terminale della linea Bolzano – Merano, elettrificata sin dal 1934 in trifase (dal 1952 in continua), e l’origine della linea Merano – Malles Venosta, esercitata a trazione Diesel. Tutti i mezzi di trazione che svolgevano servizio sulle due linee appartenevano al Deposito di Bolzano. La Merano – Malles fu poi chiusa dalle FS nel 1990, in quanto ritenuta antieconomica ma anche per la vetustà degli impianti, e successivamente, dopo un radicale ammodernamento, riaperta nel 2005 dalla Provincia Autonoma di Bolzano.

A Merano potei fotografare due esemplari unici, destinati a Pietrarsa: le locomotive a vapore 800.001, soprannominata “il cubo” per la curiosa somiglianza col noto solido geometrico, e la 290.319. Quest’ultima è citata nel libro [1] nel quale si legge che la macchina, insieme ad altre pure elencate, era destinata a una nuova sezione del Museo Leonardo da Vinci di Milano. Quando fu pubblicato il libro, nel 1971, evidentemente il progetto del Museo di Pietrarsa non aveva ancora preso forma e si pensava a un ampliamento del padiglione ferroviario del museo di Milano, che non sarebbe mai avvenuto.

[1] A. Damen, V. Naglieri, P. Pirani, Treni di tutto il mondo – Italia Locomotive a vapore, Ermanno Albertelli Editore, 1971
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Marco Galaverna

Nato a Genova nel 1963, si è laureato in Ingegneria Elettronica presso l’Università degli Studi di Genova e presso il medesimo ateneo ha conseguito il Dottorato in Ingegneria Elettrotecnica. Dal 1989 fornisce supporto presso la stessa Università alle attività didattiche per diversi corsi attinenti all’Ingegneria dei Trasporti. Socio dal 1990 del Collegio Ingegneri Ferroviari Italiani (C.I.F.I.) è stato Delegato della Sezione di Genova di tale Collegio dal 1998 al 2006. È autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche nel campo dell’Ingegneria dei Trasporti e del libro “Tecnologie dei trasporti e territorio” insieme al Prof. Giuseppe Sciutto. Dal 1992 è docente di Elettronica e materie affini presso l’Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore Einaudi-Casaregis-Galilei di Genova.