DI ELISABETTA SPITALERI
“TRENO DI NOTTE PER LISBONA”
(2013, regia di Bille August)
“Il vero regista della nostra vita è il caso” scrive Pascal Mercier (1944- 2023) pseudonimo di Peter Bieri, scrittore e filosofo svizzero dal cui omonimo romanzo è stato tratto il film di cui parleremo.
Ed è infatti un incontro fortuito che sconvolgerà la vita del protagonista della storia.
Raimond Gregorius (Jeremy Irons in una delle sue migliori interpretazioni) è un professore svizzero di latino a Berna. Conduce una vita monotona e solitaria, la moglie lo ha lasciato perché lo considerava “noioso” e anche un po’ pedante. Una mattina di pioggia mentre si sta recando a scuola, vede una ragazza che sta per suicidarsi gettandosi da un ponte. Senza esitare la afferra e le salva la vita. La ragazza gli chiede di seguirlo e Raimond la conduce a scuola con sé ma improvvisamente la ragazza scappa via senza neanche prendere il suo cappotto rosso. In una tasca Raimond trova un libro: Um ourives das palavras (L’orafo delle parole) di Amadeu Inácio De Almeida Prado – Lisbona 1975. Sfogliandolo scopre il timbro di una libreria. Impulsivamente interrompe la lezione e si reca dal libraio il quale si ricorda bene della ragazza che il giorno prima lo aveva letto, aveva pagato e poi era andata via. All’interno del libro trova anche un biglietto ferroviario per Lisbona, treno in partenza dopo 15 minuti. Si precipita alla stazione pensando di incontrare la ragazza e restituirle soprabito e libro ma non la vede e di nuovo, d’impulso, qualcosa lo spinge a prendere lui il treno. Nel lungo viaggio notturno ha modo di leggere tutto il libro il cui autore era membro della resistenza che si oppose al sanguinario regime di Antonio de Oliveira Salazar terminato con la Rivoluzione dei Garofani del 1974. Sulle tracce dello scrittore, ormai morto, viene a conoscenza delle storie di alcuni protagonisti di quella stagione tragica e dolorosa e lo stesso spettatore, attraverso numerosi flashback, ripercorre le loro vicende, i dissidi e gli amori che nonostante tutto nascevano fa questi giovani pieni di ideali: “quando la dittatura è un fatto, la rivoluzione è un dovere” scrive Amadeu nel suo libro. Questo però non gli impedirà di salvare la vita, dopo un attentato, al famigerato Rui Luis Mendes, feroce poliziotto detto il “Boia di Lisbona”. Un medico ha il dovere di salvare vite, senza chiedersi chi sia il paziente e questo fatto lo farà additare quasi come un traditore. Proprio questo episodio di Mendes raccontato nel libro di memorie è il vero fattore scatenante di tutta la vicenda: nel Boia di Lisbona, in quel mostro, Catarina, l’aspirante suicida, aveva riconosciuto il suo amatissimo nonno e non poteva reggere alla vergogna.
A questo punto Raimond ha tratto le fila della storia, è pronto a riprendere il treno ma a Lisbona ha trovato inaspettatamente anche l’amore, una donna che dopo sverlo aiutato nelle sue ricerche gli confessa di non trovarlo per niente “noioso” Nella scena finale alla stazione risuona la domanda: “Perché non rimani?” Non sapremo mai se il professore avrà il coraggio di ridare un nuovo corso alla sua vita fatta di rimpianti. E per citare di nuovo Amadeu:
“Lasciamo sempre qualcosa di noi, quando ce ne andiamo da un posto: rimaniamo lì; anche una volta andati via e ci sono cose di noi che possiamo ritrovare solo tornando in quei luoghi. Viaggiamo in noi stessi quando andiamo in posti che hanno fatto da cornice alla nostra vita. Non importa quanto questi siano stati brevi e viaggiando dentro noi stessi, ci dobbiamo confrontare con la nostra solitudine. Ma tutto ciò che facciamo, non lo facciamo forse per paura della solitudine? Non è questo il motivo per cui rinunciamo a tutte le cose che rimpiangeremo alla fine della nostra vita? …”